La vittoria ottenuta al ‘Madami’ di Civita Castellana, con una doppia zampata di Matteo Di Piazza, e il +10 in classifica sulla seconda in classifica (Nocerina), ci suggerisce una riflessione sull’importanza del termine equilibrio. Una parolina ‘magica’, che tutti quanti dovremmo (e sottolineo il dovremmo) impegnarci a usare di più da qui al 5 maggio. 


Equilibrio nei giudizi. Equilibrio nelle esternazioni. Equilibrio nella gestione dei momenti, positivi e negativi.


Far convivere la "corda pazza" con la "corda civile" di pirandelliana memoria è esercizio piuttosto complesso, lo comprendiamo, ma le condizioni estremamente favorevoli, diciamo così, in cui la nostra Cavese sta navigando, ci dovrebbe agevolare un po’ il compito.


Essere equilibrati, in un contesto, come quello calcistico, dove tutto viene estremizzato, fa la differenza.

Lo spettacolo delle ultime due settimane, non è stato edificante. 


I giudizi sui nostri calciatori hanno oscillato pericolosamente, come un pendolo, tra il positivo e il negativo (e viceversa), da una domenica all'altra. Una settimana eroi, un’altra, volendo usare una parola più edulcorata e non (troppo) offensiva, schiappe. 


È accaduto che dopo il pareggio del ‘San Francesco’, tanto brutto nella forma quanto bello nella sostanza, Troest e compagni sono stati invitati al banchetto di festa con tanto di osanna e abbracci strappalacrime; mentre appena sette giorni dopo, al fischio finale della gara con la Nuova Florida, finita a sorpresa con il successo degli ospiti, (più di) qualcuno ha pensato bene di trattarli alla stregua di scappati di casa, apostrofandoli all’uscita dal campo con insulti e improperi della peggiore specie che non sto qui a ripetere.


Dopo il successo di Civita Castellana di ieri, ovviamente, tutti sono ritornati ad essere eroi.


Insomma, l’unico metro di misura delle capacità dei nostri atleti/allenatori/dirigenti è la vittoria.


Tutto il lavoro fatto da luglio ad oggi, i tanti punti conquistati, il primo posto afferrato il 15 ottobre e tenuto in custodia fin qui, sempre con robusto margine di punti sulle concorrenti, svaniscono in un attimo, lasciando spazio a frustrazioni e paure, che saranno pure legittime, alla luce di quanto accaduto nella storia recentissima della nostra Amata, ma non giustificano affatto certi commenti squallidi sui social e le reazioni scomposte allo stadio (insulti, sputi, offese).


Non sono tollerabili, in linea generale, e ancor di più nei confronti di una squadra che con Cinelli prima e Di Napoli ora, comanda il girone G di Serie D senza grossi affanni. Non brillerà sul piano dell’estetica del gioco, ma anche ieri con il Flaminia ha confermato di essere gruppo solido e granitico, capace di rialzarsi con vigore dopo ogni caduta. Era successo all’andata, dopo il k.o. con l’Atletico Uri; era risuccesso dopo lo scivolone interno con il Cassino; è accaduto, con puntualità svizzera, anche questa volta, all’indomani del ceffone a mano aperta beccato dalla Nuova Florida.


È questa la forza della Cavese 2023/24. Il segreto del suo successo.


Ha qualità morali, questa squadra, che superano finanche quelle tecniche (non proprio esigue).


E di quelle bisogna avere assoluto rispetto, evitando, ad ogni ‘caduta’, il pubblico ludibrio ai presunti ‘colpevoli’ di una giornata storta.

Oggi Foggia, Cinelli, DI Napoli, Logiudice. Ieri Aliperta, Troise, Fusco. 
Perdere fa parte del gioco. Anzi nel gioco del calcio, la sconfitta è quasi da ritenere una costante.


Quasi sempre è una sola squadra che alla fine della giostra si prende il premio, le altre si accontentano di aver partecipato. In parole semplici: perdono.

Ciò che è accaduto lo scorso anno, brucia ancora oggi sulla nostra pelle.


Uno spauracchio che tireremo fuori ogni volta che saremo vicini ad un traguardo positivo. 

E appena qualche gara andrà male, puntualmente vedremo indici puntati, ascolteremo insulti e sentiremo parlare di partite vendute e campionati (volutamente) regalati.


Quando si perde accade sempre così.


Succede oggi, succedeva ieri.


Chi pensa oggi che Cavese-Martina sia stato un unicum; la ‘più grande disfatta’ della ultracentenaria storia del calcio cittadino, si rilassi. Non è così.


Chi ha superato gli anta, ancora oggi, tiene ben stampate nella mente due sconfitte ‘storiche’:
contro la già retrocessa Reggiana (4-3) di Giovan Battista Fabbri, alla penultima giornata del campionato di Serie B 1982/83, che costò di fatto l’accesso agli spareggi-promozione per la Serie A; e contro la Pistoiese (1-2) di Enzo Riccomini, anch’essa già retrocessa, nel torneo successivo (1983/84), che costò il ritorno in Serie C.


Della prima non si è mai discusso più di tanto, soprattutto per il (doveroso) rispetto verso quella straordinaria Cavese di Rino Santin, ritenuta unanimemente - a giusta ragione – la più ‘grande’ della storia calcistica bleufoncé; della seconda, invece, si sono dette “peste e corna”, così come dei protagonisti di quella sventurata annata (ai vari Gasperini, Amodio, Vagheggi ancora oggi – a quarant’anni esatti di distanza - fischieranno le orecchie).


Capitomboli clamorosi, inattesi e pure ‘chiacchierati’.


Corsi e ricorsi storici.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 25 marzo 2024 alle 11:49
Autore: La Redazione
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