L'Atalanta realizza il sogno, è tutto vero!
Nella notte più importante della sua storia, brilla ancor di più la Dea, annientato il Leverkusen (imbattuto da ben 51 gare) con un sonoro 3-0 ed Europa League conquistata per la prima volta nella storia. Sicuramente i vari Lookman (autore di una splendida tripletta), Scamacca, la stella De Ketelaere e il Gasp rientrano già nel più rilevante degli almanacchi calcistici italiani.
Dietro le quinte, però, vi sono determinate figure di spessore in grado di fornire l'apporto ideale per i vari obiettivi, non sempre menzionati ed esaltati come la parte sportiva. Uno di essi, per quanto concerne il panorama bergamasco, è assolutamente Tony D'Amico, Direttore Sportivo dell'Atalanta, approdato in 'casa Percassi' nell'estate del 2022 dopo diverse stagioni conseguite in quel di Verona, sponda Hellas, prima nelle vesti di Direttore dell'Area Scouting, poi la prima grande chiamata da Diesse, ruolo sempre più significativo nel calcio odierno.
Riavvolgiamo il nastro: uno dei fautori della cavalcata europea, sulla bocca di tutte le vetrine calcistiche, ha indossato la casacca blufoncé, difatti a Cava de' Tirreni il suo nome viene sempre accostato ai giganti di tale piazza. Perno principale dell'armata Campilongo conquistando così l'attesissima Serie C1 durante la stagione 2005-06 dopo un Girone di C2 dominato, sulla scia di quanto avvenuto quest'anno in Serie D, un nesso alquanto vicino tra le due rose.
Arrivato nella 'Piccola Svizzera' dal Chieti nell'ottobre del 2002, da lì in avanti cinque stagioni consecutive prima del trasferimento a Foggia, poi Empoli, Gela e il ritorno alla casa madre nella finestra invernale di calciomercato nel 2011, un campionato amaro per i blufoncé. Qualche altro anno sul rettangolo verde prima di intraprendere la strada in giacca e cravatta, piccola parentesi come vice-allenatore al Vigor Lamezia prima di divenire uno dei dirigenti più acclamati dell'Italia calcistica.
Classe 1980, gli addetti ai lavori lo definiscono ''l'uomo delle plusvalenze'', senza troppe audience mediatiche e in silenzio insieme all'intero organigramma sta effettuando un lavoro magistrale, unico nel suo genere, i dati parlano chiaro: oltre cento milioni di plusvalenze, testimonianza indelebile di un successo maniacale.
Come accennato poc'anzi, l'eccelsa abilità del DS moderno, emblema chiave in una vera società, ergo azienda calcistica, risulta essere decisiva in questo momento storico: un connubio lineare tra gestione finanziaria e obiettivo sportivo. Dunque, l'ex pilastro aquilotto, sta lasciando un segno permanente nella storia della città di Bergamo. La vittoria dell'Europa League, la conquista del piazzamento Champions e le diverse finali raggiunte in terra nazionale passano anche tra le scelte di chi la storia l'ha già conquistata, la vetta l'ha già raggiunta, qualche chilometro (molto) più a sud, dal calore del ''Simonetta Lamberti'' al gradino più alto d'Europa... Tony D'Amico? Si può.
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