Ci sono pareggi che si possono accettare senza fare troppi drammi.

Quello maturato ieri al ‘Lamberti’ contro la Costa Orientale Sarda è proprio uno di quelli. Il tifoso è uscito ieri dallo stadio rammaricato, ma non deluso.
Si poteva allungare in classifica a +6 sugli uomini di Loi e creare una prima consistente frattura in classifica, ma non esserci riusciti toglie poco al valore della prestazione offerta dagli Aquilotti. E meno ancora alla loro forza. 


La Cavese ieri ha dimostrato ampiamente di meritare il primato in classifica, così come il COS il ruolo di più immediata antagonista.
Al momento il campo dice questo, tra qualche mese vedremo cosa succederà. Ai punti la vittoria l’avrebbero meritata i nostri, per quantità e qualità dei pericoli creati. A cominciare dal rigore fallito da Di Piazza e poi il colpo di testa di Addessi, la sforbiciata di Di Piazza nel primo tempo e ancora, nella ripresa, l’occasione di Piovaccari e quella clamorosa di Felleca, proprio nei minuti finali, apparecchiata in modo perfetto dall’ex brindisino e sprecata malamente.  Un cahier de doléance abbastanza lungo per legittimare un successo, anche solo di “corto muso” di Troest e compagni.
Gli avversari, che pure si presentavano col migliore attacco del girone G (26 reti), di pericoli ne hanno creato mezzo con Aloia, nel primo tempo, e uno nella ripresa con Demontis, che ha schiaffeggiato la traversa della porta di Boffelli con un bolide dai 30 metri. Oltre la squadra ospite non ha creato e non tanto per proprio demerito, quanto per la capacità dell’undici di Cinelli di rimanere quasi sempre compatto tra i reparti e impeccabile nelle marcature preventive. 


Questa Cavese, come recitava un famoso slogan pubblicario, non regala sogni ma solide realtà. È squadra che non ruba l’occhio. Non ammicca agli esteti. Preferisce la sostanza alla forma.
Tanta fisicità, tanta corsa e qualche geniale intuizione dei suoi elementi più dotati si inseriscono in una cornice tattica ben strutturata, ma non ingessata nei soliti numeri che pure piacciono così tanto a chi mastica di calcio. Cinelli anche ieri ha alternato moduli in corso d’opera. È partito col 3-5-2, preferendo irrobustire la linea mediana più che il reparto avanzato, e ha finito col 4-2-4.
In entrambe le versioni, la squadra ha sempre dato l’impressione di aver ben saldo il comando del gioco - più “rotondo” nel primo tempo, anche per il maggiore fraseggio garantito dalla cerniera di metà campo; più verticale nella ripresa, per la scelta del tecnico di affidarsi al doppio pivot (Foggia-Piovaccari) – senza mai prestare il fianco alle ripartenze degli avversari.


In tal senso le scelte del tecnico si sono rivelate tutte azzeccate, anche se l’uscita dal campo di Matteo Di Piazza è apparsa un po’ troppo anticipata. 
Dagli spalti il centravanti sembrava ancora tonico e volitivo e desideroso di farsi perdonare l’errore dal dischetto.  Qualche minuto in più l’avrebbe meritato. Anche per sperimentare il feeling con Ciro Foggia.

Se ne riparlerà con la Boreale.

✍️ Nunzio Siani

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 novembre 2023 alle 12:07
Autore: La Redazione
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