Nel dicembre 2024, la Fidelis Andria ha annunciato la rimozione delle reti di protezione davanti alla curva nord dello stadio Degli Ulivi, installate da oltre vent’anni.
Un risultato storico, reso possibile grazie a un accordo solido tra la società sportiva, il Comune e la Questura: un autentico riconoscimento della maturità e del senso di responsabilità dimostrati dalla tifoseria.

Determinante è stato il dialogo costruttivo.


Il Questore Fabbrocini ha accolto le richieste avanzate, mentre l’amministrazione comunale ha collaborato attivamente per individuare soluzioni tecniche e materiali, in un contesto complessivamente favorevole al confronto e alla condivisione.
Pur persistendo difficoltà legate alla manutenzione generale dello stadio — come la riqualificazione del portale monumentale e la riapertura dei distinti, chiusi da anni — la rimozione delle reti è stata percepita come un gesto concreto verso una maggiore fruibilità del calcio come festa e momento comunitario.

A questo punto la domanda sorge spontanea: perché a Cava de’ Tirreni tutto ciò non può avvenire?

Qui lo stadio resta bloccato tra progetti, proteste e lavori di manutenzione straordinaria previsti per curva, distinti e tribune, con l’installazione di tornelli, uscite d’emergenza e impianti di videosorveglianza di ultima generazione. Ma sulla rimozione di quelle “obbrobriose” reti nei distinti Eduardo Purgante e nella curva sud Catello Mari, a distanza di anni di richieste, tavoli tecnici e sollecitazioni, regna ancora il nulla cosmico.

È evidente che a chi di dovere non interessi il fatto che queste recinzioni rovinino lo spettacolo e la passione di migliaia di tifosi e famiglie con bambini.

Eppure, nonostante tutto — e nonostante una visibilità precaria, indegna di uno stadio professionistico — la tifoseria biancoblù ha dato l’ennesima dimostrazione di attaccamento e passione, sottoscrivendo quasi 1.000 abbonamenti e rinnovando fiducia a squadra e società.

La situazione, tuttavia, continua a generare forti tensioni, nonostante siano state indette raccolte firme a furor di popolo. Gli ultras denunciano una totale mancanza di chiarezza sui tempi e si chiedono: perché ad Andria sì e a Cava no?

La differenza tra i due casi non è solo tecnica: è soprattutto istituzionale e culturale.
Ad Andria, un gesto apparentemente piccolo — togliere una rete — è diventato possibile grazie a fiducia reciproca e collaborazione.
A Cava de’ Tirreni, invece, tutto resta impantanato tra lentezze amministrative e divisioni.

Il messaggio è chiaro: laddove ci siano volontà, dialogo e responsabilità condivisa, le barriere — anche quelle fisiche — possono cadere.
Quando invece il confronto manca, a rimetterci sono la passione sportiva e la coesione comunitaria.

Il comunicato del Sindaco di Andria, Giovanna Bruno

Sezione: News / Data: Ven 05 settembre 2025 alle 09:00
Autore: Emilio Socci
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