Federico Piovaccari, attaccante della Cavese, ha parlato ai microfoni della società. Una lunga intervista per ripercorrere i tasselli più rilevanti della sua infinita carriera.
Un bomber d'altri tempi si racconta a cuore aperto: «Sono cresciuto col pallone tra le mani, passavo le giornate al parco o al campetto. Ricordo il primo allenamento a fine anno scolastico, su un campo di terra battuta, andai con delle scarpe normali, per tale motivo il giorno dopo comprai delle scarpette da calcio su richiesta dell'allenatore. Purtroppo non c'erano i social per immortalare quei momenti indelebili. Fino ai 16 anni ho disputato categorie minori salvo poi intraprendere un altro percorso che mi ha portato ad oggi. Dai primissimi calci ho sempre svolto il ruolo di centravanti, sulle orme di mio padre, anche lui attaccante».
I primi passi della sua carriera: «Nella Primavera dell'Inter ho avuto la possibilità di condividere il campo con calciatori di livello tra cui Andreolli, Cordaz, Meggiorini e altri ragazzi che hanno giocato tra Serie B e Serie C. Tutti mi chiedono perché non abbia mai esordito in Serie A, non saprei rispondere. Dall'Inter sono passato al Vittoria in C1 a dimostrazione di quanto sia importante fare la gavetta. Successivamente, col fallimento del Treviso sono dovuto ripartire da una categoria inferiore, decisi di tornare in Serie C cercando di rilanciarmi e riprendermi dagli acciacchi fisici. Saranno due tra le stagioni più prolifiche della sua carriera, in particolare a Cittadella dove divenni Capocannoniere della Serie B, una stagione indimenticabile. All'epoca ebbi la fortuna e la tenacia per rincorrere il mio sogno».
Il periodo più entusiasmante, dal Campionato cadetto alla marcatura stretta di Piqué e Terry nelle notti di Champions: «Sei mesi con la Sampdoria piuttosto difficili in cui trovai poco spazio, poi Brescia e Novara altre due tappe complicate, per tale motivo andai a Grosseto dove pur retrocedendo, misi a segno sette gol in metà campionato, i quali mi permisero di passare allo Steaua Bucarest e debuttare in Champions League. Dalla Serie B ad ascoltare la musichetta della Champions in così poco tempo. Ho avuto l'onore di affrontare i migliori club in Europa tra cui Chelsea e Barcellona. Il gol più importante della mia carriera è sicuramente quello dell'andata dei preliminari contro il Legia Varsavia davanti a cinquantamila persone. Erano dieci anni che non andavano nella massima competizione UEFA, per questo la gente in Romania ha un bel ricordo di me».
In base alle varie esperienze in altri continenti, il centravanti aquilotto ha raccontato le principali differenze col calcio nostrano: «In quei Paesi senti meno pressione, è sempre festa anche qualora dovesse arrivare una sconfitta. Sei l'idolo indiscusso della gente. Dal punto di vista tattico è un calcio abbastanza fisico con tante idee proposte, si tratta di Nazioni in continua crescita in particolare a livello di strutture. Quella in Cina è stata una stagione incredibile, il calcio in quegli anni era seguitissimo, basti pensare ai tanti campioni presenti, da Lippi a Cannavaro passando per Tevez. L'obiettivo di questi Paesi è di cercare di competere con l'Occidente cercando di partecipare al Mondiale».
Per ultimo, il ritorno in Italia dopo tanti anni all'estero: «Sono legato particolarmente alla piazza di Messina. In generale cerco di caricare sempre la gente poiché è il mio modo di stare in campo. Da penultimi in classifica, al momento del mio arrivo, alla salvezza grazie ad una splendida rincorsa».
Arriva la chiamata della Cavese, quali sono i motivi del suo approdo in terra metelliana e qualche curiosità finale: «Conoscevo già la piazza di Cava de' Tirreni in quanto i miei figli hanno frequentato le scuole cavesi. La tifoseria è speciale, focosa, sono rimasto allibito vedendo le 700 unità al seguito in quel di Cassino. I nostri sostenitori meritano categorie diverse. Fondamentale la presenza di mister Cinelli che già ho avuto a Messina. L'idea è di chiudere la carriera in bellezza cercando di trionfare. La scelta del "25" , invece, è legata ai tempi dello Steaua in cui vinsi lo Scudetto, un numero che mi ha portato tanto bene in passato. Domenica è arrivata la prima rete con questa maglia, il gol per l'attaccante è vitale, sentivo il peso di sbloccarmi dopo un lungo digiuno. Siamo scesi in campo in modo convinto. Pensiamo prima alla sfida di Ostia e poi alla Nocerina: il derby sicuramente sarà una bella sfida, mi aspetterò tutto il calore della gente allo stadio».
La chiosa di Piovaccari: «Per l'esperienza sulle spalle, cerco di far crescere i giovani da vero uomo-spogliatoio. Dopo tanti anni mi diverto ancora, ho tanta passione per questo sport. Al "dopo" ci penserò, al momento non ho le idee chiare. Rimarrò nel mondo del calcio perché rappresenta tutta la mia vita, questo è poco ma sicuro».
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