Mister, oggi credo sia stato fatto un passo indietro, un po’ come con il Latina in passato. Forse le due gare precedenti, la vittoria di Monopoli e l’ottima prova all’Arechi di Salerno, hanno mascherato i limiti tecnici di questa squadra. Cosa è successo oggi, cosa non ha funzionato in una gara che sembrava poter essere la svolta dopo due gare importanti fatte della Cavese?
«Sicuramente non è stata una partita brillante come le ultime due, questo è certo. Però, alla fine, non credo che la squadra meritasse di perdere. È vero che nel primo tempo siamo stati un po’… non direi timorosi, ma spesso in ritardo, poco aggressivi come avremmo dovuto essere. Abbiamo perso molti duelli, troppi uno contro uno. Ma anche oggi abbiamo creato tante occasioni. Ricordo quattro o cinque davvero importanti. Purtroppo, contro squadre che hanno una qualità diversa dalla nostra, bisogna stare più attenti.»
Mister, lei parla di duelli persi, di differenze tecniche. Le chiedo, senza alcuna polemica, se, a suo avviso, ci siano stati degli errori iniziali nella costruzione della squadra. Perché se si parla di differenze tecniche, forse qualcosa è mancato alla base.
«Ognuno ha il suo pensiero. Io cerco di allenare la squadra nel miglior modo possibile. Magari sto commettendo anch’io degli errori. Mi analizzo ogni giorno, dopo ogni allenamento e ogni partita. È ovvio che devo riflettere su ciò che facciamo bene o male, sul perché certi episodi ci penalizzano. Anche oggi abbiamo preso un gol banale. Il Trapani nel primo tempo non ha creato molto, onestamente. Noi invece abbiamo avuto occasioni importanti, forse quattro o cinque nel secondo tempo, ma non siamo riusciti a concretizzare. Ripeto, può darsi che sbagli anch’io, ma continuo a lavorare con umiltà.»
Mister, mi permetta una riflessione. Credo che una delle poche note positive di questa stagione è proprio lei, perché ha dato un’idea di gioco chiara alla squadra. Se oggi si dice che la Cavese meritava di più, è perché si vede una squadra che gioca. Detto questo, credo che i limiti siano più legati alla struttura tecnica, forse inevitabili per via del budget. Le chiedo: in vista dell’acquisto di Luciani e delle due panchine consecutive di Piana, come stanno le cose? E come pensa di affrontare il campionato fino a gennaio, considerando anche i tanti infortuni e la rosa corta?
«Per quanto riguarda Piana, non c’è nessun “caso Piana”. Ha semplicemente avuto un problema fisico. Cionek, invece, ha iniziato a stare meglio dopo essere arrivato senza preparazione, e ha disputato buone partite. Ho dato continuità a lui, anche perché fanno lo stesso ruolo e in teoria si potrebbero adattare in posizioni diverse. È stata una scelta tecnica, niente di più. Ripeto: posso sbagliare, come tutti. Ma lavoro ogni giorno con professionalità, cercando di fare sempre il massimo. Se i risultati non arrivano, la responsabilità è prima di tutto dell’allenatore. Io non cerco alibi, non accuso nessuno. Sono un dipendente della società e devo fare il massimo. Ho vissuto stagioni positive e stagioni difficili, ma il mio modo di lavorare resta sempre lo stesso. Dando il massimo.»
Due domande, mister. La prima: quanto hanno inciso gli infortuni nei primi minuti, che l’hanno costretta a rivedere i piani di gioco e a ritardare i cambi nella ripresa? La seconda è più personale: la vedo molto calma, professionale. Forse, conoscendo il suo carattere, ci si aspettava più rabbia dopo alcune sconfitte immeritate. Come si sente, emotivamente, in questa fase?
«Per la prima domanda: in realtà non ho rivisto il piano di gioco, ho solo dovuto cambiare gli interpreti per forza di cose. Certamente, però, questo ci ha tolto la possibilità di fare modifiche che probabilmente avrei fatto tra primo e secondo tempo. È la seconda volta che ci capita. Era successo anche con il Giuliano di bruciare due slot nei primi venti o trenta minuti, e questo condiziona inevitabilmente. Avevamo solo uno slot disponibile, quindi per necessità ho dovuto aspettare. Avevo già pronti tre cambi prima del gol, erano già sulla linea di bordo campo, poi il gol è arrivato trenta secondi prima che potessero entrare. Sul piano emotivo, sto bene. Non mi sento né abbattuto né particolarmente teso. Se mi si chiede se ho qualcosa da rimproverarmi dal punto di vista professionale, rispondo sinceramente: no. Faccio questo lavoro con serietà e con onestà intellettuale. È normale avere delle preoccupazioni ci sono sempre, anche quando si vince. Sono sempre impegnato a pensare a cosa migliorare. Non è questione di sceneggiate, è il mio modo di lavorare, con equilibrio, sapendo che si può sbagliare ma anche costruire cose positive.»
Mister, vorrei tornare sul tema degli infortuni. Quali sono le sensazioni riguardo le condizioni di Fornito e Diarrassouba? Le chiedo anche se, a suo avviso, il terreno di gioco, oggi non in perfette condizioni, possa aver influito su alcuni episodi, come quello di Sorrentino, in cui è sembrato che non riuscisse a colpire bene il pallone. Infine, vorrei sapere qualcosa su Macchi: si tratta di un piccolo problema muscolare? È possibile recuperarlo per la prossima domenica?
«Per quanto riguarda gli infortuni: Macchi ha un problema che si porta dietro dallo scorso anno, legato probabilmente a una vecchia postura di corsa; oggi non ha potuto giocare, ma credo possa rientrare presto. Diarrassouba è ancora da valutare, troppo presto per avere certezze. Fornito non so se si tratta di una riacutizzazione del colpo preso con il Giugliano o di qualcosa di diverso. Avrei voluto tenerlo almeno fino alla fine del primo tempo, ma mi ha chiesto il cambio e per evitare di bruciare un altro slot ho dovuto sostituirlo. Sul campo di gioco, onestamente, lo reputo in buone condizioni. Abbiamo sbagliato noi, non il campo. È vero che c’è stato qualche episodio strano, ma il terreno non è una scusa. Non sono felice, non posso esserlo. È fastidioso ripetere che “non meritavamo di perdere”, ma è la verità. Abbiamo avuto tre o quattro occasioni nitide da due metri, eppure siamo usciti sconfitti. Mi dà fastidio perché si ripete troppo spesso. La squadra gioca, costruisce, non subisce particolarmente ma gli episodi ci girano contro. E lì, evidentemente, devo provare a fare di più. Diventa frustrante dire ogni volta “non meritavamo di perdere”. Lo penso davvero, ma sta iniziando a stancarmi. Dopo Monopoli ho ragionato allo stesso modo: niente euforia, solo tornare al lavoro per capire come trovare la soluzione giusta per questa squadra.»
Buonasera, mister. Non voglio sembrare in controtendenza rispetto alle impressioni generali, ma in realtà condivido la sua analisi: non credo che oggi la Cavese abbia fatto un passo indietro rispetto alle ultime prestazioni. A parte la gara con il Latina, che forse è stata l’unica davvero sbagliata, le altre mi sembrano tutte di buon livello. L’unica differenza, forse, è nella percezione: fuori casa si apprezzano di più le tre o quattro occasioni da gol create, mentre in casa ci si aspetta qualcosa di più continuo nel gioco. Forse oggi è mancata un po’ di fluidità nella manovra, perché spesso si è saltato il centrocampo. Non so se per mancanza di fiducia nei mediani o per fretta nella costruzione. È un aspetto su cui lavorare?
«Ripeto, siamo una squadra che deve lottare con quelle cinque o sei formazioni per raggiungere la salvezza. Non possiamo pensare di giocare come il Real Madrid. Ci sono momenti in cui si può giocare, momenti in cui bisogna soffrire, momenti in cui serve saper gestire. E qui, forse, entra anche in gioco il valore degli avversari, che a volte è superiore al nostro, e dobbiamo cercare di adattarci. Ripeto, forse sono io che devo adattarmi in modo diverso, non lo so. Sono riflessioni che faccio sempre. È ovvio che ho un mio modo di lavorare, ma questo non significa andare a sbattere contro un muro, assolutamente. Secondo me questa è una squadra che, con tutti i suoi pregi e difetti, ha delle caratteristiche, delle qualità, chiamiamole come vogliamo, e io devo cercare di valorizzarle al meglio.»
Mister, buonasera. Due domande. La prima: avete già effettuato due sostituzioni nel primo tempo, ne restavano tre. Non le è venuto in mente di effettuare almeno un altro cambio poco prima del gol del Trapani? Alcuni giocatori sembravano aver dato tutto, forse un po’ a corto di energie. La seconda: non pensa sia necessario lavorare di più, anche in allenamento, sulle conclusioni a rete?
«Per quanto riguarda le sostituzioni, le dico una cosa molto semplice: se avessi potuto, le avrei ritardate. Era rimasto l’ultimo slot, e se la partita fosse rimasta in equilibrio, com’è stato fino alla fine, non volevo rischiare di terminare in dieci o nove uomini nel caso di un infortunio, visto che diversi giocatori accusavano piccoli fastidi, come Luciani già nel primo tempo. Le sostituzioni erano comunque già pronte prima del gol: i tre ragazzi stavano per entrare, ma abbiamo subito la rete proprio in quell’attimo. Le avrei fatte un minuto prima, ma è andata così. Sulle conclusioni: non ci crederà, ma ci stiamo lavorando. In allenamento insistiamo tanto, ma al momento per segnare un gol dobbiamo creare quattro o cinque occasioni nitide. Spero che presto il vento cambi.»
Mister, una considerazione. Quando questa squadra non gioca con intensità, emergono alcuni limiti tecnici, forse individuali più che collettivi. Si è visto anche oggi: se manca ritmo, la squadra fatica a esprimersi come nelle gare con Catania o Monopoli. C’è un problema fisico in questa fase, oppure si tratta di una questione mentale o tattica? Forse manca un attaccante capace di fare la differenza in area, perché con poche occasioni create servirebbe qualcuno in grado di trasformarle in gol.
«È vero, non è una critica ma un dato di fatto: non siamo una squadra fisica. Siamo piuttosto “piccoli” come struttura, e nei duelli individuali a volte paghiamo qualcosa. Proprio per questo dobbiamo cercare di supplire con il lavoro, l’intensità e l’organizzazione. Chiaro che non si può sempre mantenere lo stesso livello fisico e mentale, e quando questo cala anche di poco, può emergere la superiorità dell’avversario. È un aspetto da valutare con criterio, ma su cui continueremo a lavorare.»
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