La Cavese non sta attraversando un momento semplice visto il penultimo posto e il passo indietro visto domenica con il Trapani rispetto alle gare con Monopoli e Salernitana e, ancora una volta, sono i numeri a raccontare più di qualsiasi opinione.
In dieci partite ufficiali tra campionato e Coppa Italia, la squadra di Fabio Prosperi ha incassato quindici gol. Un dato pesante, che diventa allarmante se analizzato nel dettaglio: dodici di queste reti sono arrivate nel seconda metà di gioco e invece otto nell’ultimo quarto d’ora di gara, quindici totali contando le tre reti subite nella prima frazione di gioco (Potenza, Altamura e Casarano).
Analizzando l’origine dei gol subiti, la Cavese fatica a tratti nel difendere sulle corsie laterali, attuale tallone d’Achille del gruppo allenato da Prosperi. Nove dei quindici gol incassati finora sono arrivati infatti da sviluppi sulle fasce o da cross. Cinque discese sulla corsia sinistra avversaria, quattro su quella destra: cambia il lato, non la sostanza. Ogni volta che gli avversari riescono ad allargare il gioco sulle fasce, la struttura difensiva dei metelliani va in difficoltà e subisce sistematicamente gol forse al primo e vero affondo degli avversari (vedi i primi due gol subiti contro la Salernitana, il gol di Curcio dell'Altamura).
In queste dieci partite abbiamo visto la Cavese di Prosperi giocare quasi sempre con il 3-4-2-1, un modulo pensato per garantire superiorità numerica nella costruzione dal basso e aggressività tra le linee (caratteristica evidente in più gare), ma che richiede letture difensive impeccabili da parte dei quinti e dei braccetti. Ed è proprio qui che emergono i problemi. Quando l’esterno esce alto sul portatore di palla avversario, la mezzala spesso non scivola con i tempi giusti e lascia campo alle spalle. Da lì nascono cross e traversoni che trovano impreparata la difesa sul lato debole: il braccetto opposto stringe tardi e il secondo palo resta spesso scoperto, con gol simili subiti in serie.
A questi si aggiungono quattro reti arrivate da imbucate centrali (una dal Catania, due dal Casarano, e una con il Trapani sul rigore) e due gol in contropiede, uno contro il Potenza in Coppa e uno con il Latina in campionato. Quest’ultimo aspetto, inoltre apre anche un ulteriore dubbio: la gestione delle transizioni negative. Nel momento in cui la squadra perde palla, soprattutto quando è sbilanciata, fatica a riorganizzarsi e concede praterie agli avversari più evidente quello di Potenza che quello subito con il Latina (squadra sbilanciata alla ricerca del pareggio).
L’aspetto più significativo, però, è un altro: nessuno dei 15 gol subiti dalla Cavese è arrivato da una prodezza avversaria. Nessuna punizione vincente, nessun tiro da fuori area imparabile, nessuna invenzione balistica. Tutte le reti sono arrivate da azioni leggibili e quindi teoricamente evitabili. Un dettaglio che conferma ciò che ormai è evidente: non si tratta di errori individuali (al netto delle ipotesi anche quelli: vedi primo gol del Casarano o seconda rete dell'Altamura) ma di un problema collettivo di equilibrio difensivo.
Nel finale di partita questa fragilità aumenta in modo esponenziale. Le otto reti subite negli ultimi venti minuti parlano da sole. Subentrano il calo fisico, la perdita di aggressività e, soprattutto, il progressivo allungamento della squadra, probabilmente entra in campo anche l'inesperienza di alcuni elementi al primo anno nei professionisti. Le distanze tra i reparti diventano ampie, la linea di pressione si abbassa senza compattezza e il centrocampo non riesce più a fare filtro. In questo contesto, i cambi di Prosperi spesso non incidono nell’equilibrio della squadra: si resta sempre col 3-4-2-1 o 3-5-2 anche quando sarebbe necessario consolidare e proteggere il risultato (vedi Giugliano).
La Cavese crea, gioca, costruisce tanto ma i numeri non mentono: troppo spesso concede occasioni facili e regala gol evitabili. Il problema è mentale? Fisico? Tattico? Probabilmente un mix dei tre. Una cosa però è certa: serve cambiare marcia subito, perché questo gruppo non può permettersi di entrare in un tunnel mentale fatto di sfiducia e timore.
Questa categoria è stata riconquistata con le unghie e con i denti due anni fa e non bisogna perderla per nessun motivo al mondo.
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