Il colpo d'occhio del Lamberti era impressionante. A mezz'ora dall'inizio lo stadio era già pieno. Era sabato Santo la vigilia di Pasqua. In città erano rientrati anche tanti fuori sede che lavoravano a nord o all'estero, qualcuno era tornato apposta per godersi quel momento.
Gli aquilotti cominciarono a fare riscaldamento sotto i distinti in mezzo ai cori di incitamento della folla E sul rettangolo di gioco, uno dietro l'altro, sfilavano i vessilli dei gruppi organizzati della curva sud che marciavano in fila indiana, seguendo una scia ben precisa. Mentre Catello correva, una moltitudine di pensieri continuava a tormentarlo. Per non parlare poi di quel fastidioso mal di testa maledetta tensione ero orgoglioso di dove di dove era arrivato. Non doveva dire grazie a nessuno punto soltanto a suo padre e sua madre che avevano sempre incoraggiato e forse anche a mister Formicola che a Capri lo aveva convinto a non mollare. Vivere di calcio vuol dire vivere per loro della gente. Vuol dire fare tanti sacrifici virgola non uscire il sabato sera quando tutti vanno a ballare. Vuol dire svegliarsi presto la domenica mattina, calcare i campi in terra battuta, passando il lunedì ripensando a cosa non sei andata il giorno prima, ridere per una vittoria e piange per ancora al novantesimo, per la palla che centra il palo o che per una questione di centimetri non entra. Vuol dire gustarsi in prima fila uno spettacolo quello Lamberti vestita a festa per stringere la Cavese verso la vittoria c'erano proprio tutti allo stadio quel 15 aprile 2006 per l'appuntamento con la storia.
Quando le due squadre si affacciarono sul tappeto erboso sul Lamberti per l'inizio delle ostilità, il settore distinti si era riempito in ogni ordine di posto 7.000 spettatori facevano un baccano d'inferno, i giocatori del Sassuolo in maglia bianca, più volte si chiesero dove fossero capitati.
Al fischio d'inizio di Musolino di Taranto, la Cavese provo subito a spingere sull'acceleratore ma il Sassuolo confermo di non avere alcuna intenzione di interpretare il ruolo della vittima sacrificale. Le due squadre, entrambe disposte con il 433, si annullarono a centrocampo dove gli emiliani ribattevano colpo su colpo. Ma al ventisettesimo Masucci lanciato da un compagno, si infilò centralmente, sfruttando il posizionamento non proprio impeccabile della retroguardia e l'attaccante arrivato a tu per tu con Mancinelli lo superò con una finta deposito del pallone in rete gelando tutto lo stadio e Campilongo in panchina. Il Sassuolo a sorpresa si era portata in vantaggio. Ma davvero era venuto a Cava per rovinare tutto?
Superato lo shock iniziale, i biancoblù ricominciarono ad attaccare per un quarto d'ora tuttavia gli ospiti controllarono agevolmente il match. Quando l'arbitro Musolino decretò la fine del primo tempo, i biancoblù lasciarono il campo velocemente. Durante l'intervallo gli animi si surriscaldano ulteriormente e i metelliani erano furiosi. Nessuno ci stava a perdere.
Appena entrò nello spogliatoio, Catello si tolse le scarpette blu e le scaraventò con violenza sotto le panche di legno. Non voleva ammetterlo, ma ha sentito dolore per tutti i 45 minuti. A quel punto si fece prendere le predator grigie, il secondo tempo l'avrebbe giocato con quelle.
"Che ti avevo detto. adesso, vai e facci vincere la partita", disse il magazziniere.
Bisognava cambiare registro c'è poco da fare per portare l'intera posta in palio c'era bisogno di un'altra Cavese. Sugli spalti cominciava a serpeggiare un certo nervosismo, la Cavese non riusciva a battere l'estremo difensore Pomini. Ma il piede sinistro di Catello disegnò l'ennesima magia della stagione. Il Leone effettuo’ un lancio lunghissimo alla ricerca di Ercolano, l'attaccante anticipa un avversario e liberò Schetter che riuscì ad arrivare a tu per tu con Pomini, l'undici metelliano lasciò partire un destro violentissimo che si insaccò sotto la traversa a poco meno di mezz'ora alla fine e uno a uno. Almeno fino al minuto 84 dove Peppe Aquino decise di fare tutto da solo. Penetrò in area di rigore da destra e in mezzo a un nucleo di maglie bianche tirò con una cannonata terrificante che per poco non perforava la rete. Era il gol del sorpasso il gol della promozione visto che il Sansovino stava pareggiando a Montevarchi. Lo stadio andò in visibilio e Aquino venne sommerso dall'abbraccio dei compagni. Sotto la sud si tolse la maglia per mostrare una scritta “Gianluca non mollare” in onore del difensore del Giulianova Cherubini che era stato colpito da un aneurisma, ma purtroppo era stato già ammonito e l'arbitro fu inflessibile e gli diede il secondo giallo e lo mando anzitempo sotto la doccia.
Il numero 7 della Cavese ebbe una crisi di nervi scoppiò a piangere. Venne consolato da Gennaro Brunetti sotto il serpentone che conduce agli spogliatoi ma a nulla servì perché dopo 7-8 minuti Musolino diede il segnale di chiusura delle ostilità e Aquino riuscì ad entrare sul rettangolo di gioco insieme ad una marea umana per dall'inizio dei festeggiamenti.
La Cavese aveva vinto e il Sansovino aveva pareggiato. Il sogno era diventato realtà.
Grazie a Fabrizio Prisco per la disponibilità!
Autore: La Redazione
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