La ‘nottata’ di eduardiana memoria non è del tutto passata. È in fondo questa la sintesi della gara di ieri con l’Ischia, finita con un salomonico pareggio, che probabilmente non ha accontentato nessuna delle due contendenti. Ma neppure le ha scontentate.
Perché i punti nel girone di ritorno pesano. Soprattutto pesano quelli che non si fanno.
Ecco, perché, nonostante i mugugni di buona parte del pubblico, che a fine gara ha punito con salve di fischi la prestazione della squadra, il pareggio maturato va archiviato come risultato … non negativo.
Il punto è servito a tenere gli Aquilotti ancora a +7 sulla seconda. Sembra poca roba, ma il ‘tragico’ finale della passata stagione - da un punto di vista sportivo, s’intende – è lì pronto a ricordarci quanto sia importante muovere sempre la classifica. Ciò che oggi può sembrare poca roba, alla fine può diventare un bottino pesantissimo.
Fatta questa doverosa premessa, resta la prestazione double face degli uomini di Cinelli.
A un primo tempo buono, per intensità e determinazione, ha fatto seguito una ripresa abulica. La squadra si è allungata, perdendo le distanze tra i reparti e tra i singoli e consentendo all’Ischia una gestione della gara poco faticosa.
Tiri in porta, nei secondi 45 minuti di gioco, se ne sono contati col contagocce. Anzi l’occasione migliore, nei minuti finali, è capitata agli ospiti, che non hanno capitalizzato una ripartenza 4 contro 3, grazie anche alla bravura del nostro Boffelli.
Poco hanno fatto anche le giravolte tattiche provate dal tecnico ciociaro, che dal 3-5-2 iniziale è primo passato a 4-3-3, schierandosi a specchio con l’undici di Buonocore, e poi, negli ultimi minuti, ha addirittura azzardato un ultra-offensivo 4-2-4, con Gueye e Chiarella punte centrali e la coppia Felleca-Addessi sulle corsie laterali. Soluzione che ha esposto la difesa a qualche rischio in più, ma che, a conti fatti, nonostante la poca linearità della manovra, ha prodotto pure le uniche due conclusioni, sempre con Urso, della seconda frazione di gioco.
Hanno convinto solo in parte i cambi. Se è sembrato giusto tirare fuori dalla mischia Faella, sacrificato sulla corsia mancina e ancora alla ricerca di un’identità nel nuovo contesto in cui è stato trapiantato; è parso azzardato l’avvicendamento di Matteo Di Piazza, che pur non riuscendo a trovare spazi per concludere, era stato una costante spina nel fianco della difesa ospite.
Tirando le somme, la Cavese di ieri è apparsa in ogni caso in crescita rispetto al precedente confronto casalingo con il Cassino. È rimasta sempre in partita, producendo qualcosa di più davanti e concedendo tutto sommato poco a un’Ischia propositiva e mai rinunciataria, nonostante le assenze pesanti di Troest e Buschiazzo.
Segnali di ripresa che ancora non bastano, ovviamente, ma dai quali bisogna ripartire e sui quali Cinelli dovrà lavorare.
Chiudere a doppia mandata la porta (si subisce puntualmente gol da 4 domeniche), migliorare la fluidità della manovra, per favore la costruzione di un numero maggiore di palle-gol, ma pure tenere sempre alto il livello dell’attenzione. Ieri, come contro il Cassino, la Cavese s’è fatta infilare degli avversari a una manciata di secondi dalla fine della prima frazione. Due segnature che hanno probabilmente cambiato il corso della storia delle ultime due partite. A danno degli Aquilotti.
E se errare è umano, perseverare è certamente diabolico.
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